CONFLITTO INTERNO / INTERNAL CONFLICT, 2003, DV, 1’ (loop)

Concept/realization: WERTHER GERMONDARI

Assistant: MARIA LAURA SPAGNOLI

"The bouncy castle. Werther Germondari’s ‘Internal Conflict’ consists of an image of a brightly colored castle at a carnival, seen from a distance, in which unseen children are jumping around and shouting. The image carries layers of associations: the castle is a traditional symbol of political authority, and it is also a staple of the fantasy genre. Germondari’s piece draws out the implicit relationship between the two". (Michael Connor, by ‘Not a marathon, Just a traffic jam’, Art in General, Gallery 4, New York, USA, 2006).

A ballpark for children or the Palace of Hamlet in Denmark? One of the most puzzling films in the festival, in which the viewer has to go looking for the deeper layers of this Taoist sketch”. (Rotterdam IFF 2004)

A one-minute loop sequence shows an inflated bouncy castle with red towers. The way the castle is moving gives an Idea of what is happening inside: it IS wobbling to and fro. The soundtrack suggests interpretations as well: children's voices mingle with a rushing noise and other sound. The steady sound level and monotonous image shift towards paralysis, constant repetition drains all meaning away.” (Viper, Basel, 2004)

foto "Internal Conflict"

Se esistesse “il cortometraggio” (cosa di cui non sono troppo convinto) Germondari ne sarebbe il cultore più ortodosso. Molte sue micronarrazioni hanno un senso solo se lette attraverso la nozione di durata. Durata non come lunghezza, ma in quanto intensità strutturale. La complessità della loro durata rendono i suoi esperimenti estensioni di un minimalismo radicale. Durata, non “trovata”, insita già nell’immagine. Di fronte a Internal Conflict lo spettatore è in attesa di una trovata finale, alla quale il cortometraggio, spesso quello più banale, ci ha abituato. Ma non c’è nessuna svolta narrativa. Quella che vediamo è già un’immagine-trovata in un duplice senso: Germondari si è limitato a filmarla, di fronte al castello di Elsinore in Danimarca (quello di Amleto per intenderci), così come gli si presentava davanti agli occhi. E’ un’immagine autosufficiente, che già possiede al suo interno una trovata. Non c’è nient’altro da aggiungere. Il castello di plastica gonfiabile dentro cui, probabilmente, stanno giocando dei bambini, è una replica ludica di quello in pietra dove si è svolta una delle più grandi tragedie della letteratura teatrale. Si tratta solo di uno “spostamento” parodistico, di un trasferimento di senso, di una miniaturizzazione: oltre alla durata dell’opera, si riducono anche le dimensioni del castello e della tragedia. L’azione colta per caso dalla videocamera di Germondari – compressa in un’inquadratura fissa da ripetere a loop anche sotto forma di installazione – diventa buffa allusione ai fatti di Elsinore. Senza sangue, senza morti, ma anche senza rumori, senza spade, senza clamori”. (Bruno Di Marino, 2003)

L’azione/performance è stata realizzata per essere proiettata in un monitor, in loop. Inquadratura fissa: retro di un castello di gomma, con sei guglie, mosso al suo interno, che richiama alla memoria il famoso castello di Elsinore. L’idea sta nell’immagine, colta occasionalmente nel suo farsi e offerta senza alcun intervento sonoro. Nessuno sviluppo narrativo. Nessun tentativo di dire l’indicibile o di rendere visibile l’invisibile. Il movimento è circolare: va dal castello di pietra al castello di gomma, dal grande al piccolo, dall’immobile al mobile, dall’esercizio del potere al gioco, dall’adulto al bambino, dal clamore al silenzio, dalle spade insanguinate al rosso scenografico, dalla morte alla vita, e via di seguito. Implica un infinito possibile di significati diretti e di rimbalzo” (Alfio Petrini, Amnesia Vivace, 2004).

Screenings and videoinstallations: Siena International SFF, 2003; Nuove Arti Visive, CND, First Prize, Roma, Italy, 2003; 33rd Rotterdam International FF, 2004; COURTisane, Gent, Belgium, 2004 & 2005; La Notte bianca, Teatro dell’Orologio, Roma, Italy, 2004.; VIPER, Int. Festival for Film Video and New Media, Basel, Svitzerland,  2004; Babel Festival, Amsterdam, Holland, 2005; Festival Internacional de Curtas Metragens do Porto, Portugal 2005; ‘Not a marathon, Just a traffic jam’, group exhibition, Art in General, Gallery 4, New York, USA, 2006; Athens Video Art Festival, Greece, 2006; Biennale ShingLe22J, Castel Sangallo, Nettuno, Rome, Italy, 2009; Lago Film Fest, Revine Lago, Italy, 2011; One Minute Film & Video Festival Aarau, Switzerland, 2011; Werther Germondari - VideoArt Works, John Cabot University, Roma, Italy, 2015.

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